Piante e Animali Perduti è l’annuale appuntamento in cui il passato e il presente si incontrano, nonché l’occasione per riscoprire l’enorme patrimonio materiale e immateriale del nostro territorio che con il tempo è stato dimenticato, che non si conosceva o che è andato perduto. Sono parte di questa ricca eredità anche i mestieri antichi tipici del nostro territorio, quelli che hanno vissuto attraverso le generazioni e che con il passare del tempo, sono andati lentamente scomparendo. Fortunatamente però, ci sono alcune persone che si impegnano per tenere in vita queste antiche arti, attualizzandole. Abbiamo, incontrato Mirco Pederzini, artigiano intrecciatore che, assieme a Il Gruppo Cestaie e Cestai italiani, porterà l’arte dell’intreccio a Piante e Animali Perduti.

Come ha scoperto la passione per l’intrecciatura e come è cambiata l’attività negli anni?

Io sono di Ravarino, un paese che fino agli anni ‘80 viveva degli intrecci delle erbe palustri, tanto da essere chiamato il paese delle sporte perché tutti le producevano. Intrecciare è la mia passione, ma è anche una tradizione di famiglia da diverse generazioni, un’attività che facevano i miei genitori e i miei nonni. Mio padre ha continuato a lavorare, seppur saltuariamente, fino agli anni ‘80/’90. Negli ultimi anni molti mestieri “tradizionali” purtroppo si sono persi, soprattutto perché i prodotti fatti a mano sono oramai fuori dal mercato economico. Il problema è che i lavori manuali richiedono tempi lunghi e i costi sono pressoché insostenibili. Risulta molto difficile mantenere un’attività di questo tipo, a meno che uno non abbia fatto il salto di qualità e sia riuscito a creare un’azienda vera a propria. Nel campo delle borse, ad esempio, mio padre era entrato nel mondo della moda e delle griffe. Lavorava per un paio di boutique con cui aveva l’esclusiva e gli affari andavano abbastanza bene.

Tanti “antichi mestieri” difficilmente si trasmettono alle nuove generazioni, pensa sia uno dei motivi per cui sono scomparsi?

No, non credo che il problema riguardi il tramandare l’arte del cestaio alle nuove generazioni, quanto che il mestiere dell’intrecciatore fine a sé stesso oggi non ha più futuro. Ci sono tante strade, però, che si possono percorrere per farlo continuare a vivere: alcuni amici, ad esempio, hanno unito l’intreccio alla didattica organizzando corsi e laboratori, altri si sono inseriti nel mondo della moda e hanno intrapreso importanti collaborazioni, altri ancora hanno combinato intreccio e installazioni artistiche creando opere in parchi e giardini. È molto importante, dunque, differenziare l’attività; il mestiere antico, per sopravvivere oggi, deve assumere una nuova veste. Faccio sempre questo esempio: ho un amico del Piemonte che ha lasciato il suo lavoro per fare il cestaio. Ha, però, acquistato un piccolo terreno in collina dove, oltre a fare cesti, la sua vera passione, coltiva prodotti biologici, ha un allevamento di api e vende il miele, fa la guida turistica, alleva asinelli con cui porta i bambini a fare le passeggiate. Sono comunque tutte attività legate all’ambiente, gli intrecciatori sono in generale grandi amanti e conoscitori della natura, dell’ambiente, degli animali e in questo modo è possibile ricontestualizzare l’arte dell’intreccio facendo in modo che abbia sbocchi validi anche al giorno d’oggi.

Quali sono le attività in programma per questa edizione di Piante e Animali Perduti?

A Guastalla in occasione di Piante e Animali Perduti 2022 saremo circa una decina di intrecciatori, intesi come qualcuno che intreccia piante naturali e che può quindi produrre cappelli, borse, sedie ecc, che vengono prevalentemente dal nord e dal centro Italia. Ci saranno alcuni banchi in cui sarà possibile comprare i nostri prodotti, ma questo è l’aspetto forse meno importante della nostra partecipazione poiché sarà tutto concentrato sull’aspetto didattico. Proporremo laboratori di semplici tecniche d’intreccio pensati per adulti e bambini in cui si potranno creare piccoli oggetti da portare a casa. I laboratori saranno tenuti a rotazione dai cestai presenti, in modo da variare al massimo la tipologia di attività. Abbiamo anche organizzato una conferenza dal titolo Turismo esponenziale, Intrecci e Territorio, in programma sabato 24 alle ore 15.30 alla chiesa di S. Francesco, in cui alcuni relatori spiegheranno questa nuova modalità di fare turismo, non più legata al vedere e basta, ma al fare esperienza diretta. Ci sarà, inoltre, una piccola mostra dal titolo La tavolozza del cestaio, biodiversità e intrecci in Italia, in cui verranno esposte circa 40 piante intrecciabili diverse come il typha, il salice, il castagno, il nocciolo e molti altri. La vera chicca di questa edizione sarà, però, un cesto gigante di circa 2 metri di diametro, che verrà realizzato in piazza sotto la supervisione di un maestro cestaio di Bergamo, tra i più bravi in Italia. Faremo questo cesto gigante insieme ai bambini, al pubblico e a chi voglia partecipare. Anche se l’intreccio reale sarà comunque ad opera dei cestai, chiunque potrà contribuire realizzando un piccolo pezzo e il cesto, che rimarrà poi al comune di Guastalla come simbolo della manifestazione.

Gli intrecciatori presenti fanno parte del Gruppo Cestaie e Cestai italiani, ce ne può parlare?

Il Gruppo Cestaie e Cestai Italiani, sorto nel 2017, rappresenta molti intrecciatori provenienti da tutte le parti d’Italia che da diversi anni si preoccupano di documentare il lavoro dei vecchi cestai, andando in cerca di artigiani intrecciatori che possano insegnare ad altri il loro grande bagaglio di conoscenze. Da diversi anni una nostra rappresentanza partecipa alla Sagra dei Thest di Polcenigo (Pordenone), la più antica sagra dell’intreccio. L’edizione di quest’anno era la 349° e posso dire che abbiamo ottenuto un successo strepitoso, perché in un paesino di poche migliaia di persone sono accorsi più di 30 mila visitatori. Teniamo anche corsi di formazione tematici per insegnare l’arte dell’intreccio presso la Scuola d’intrecci di Polcenigo, nella splendida cornice del Vecchio mulino di via Sega, abbiamo partecipato alla Fiera internazionale dei cesti di Salt (Catalogna), abbiamo fondato la scuola di cesteria di Verona e di Mantova e organizziamo annualmente il Simposio dei cestai, in cui ci troviamo per parlare delle cose da fare e degli obiettivi da portare avanti.  Quello che ci unisce è prima di tutto la passione per l’intreccio e il desiderio di tutelare il nostro patrimonio, che è però immateriale. Vedere un cesto esposto in un museo non comunica niente di per sé. Come si intreccia un cesto? Quali piante sono state utilizzate? Quando si raccolgono? Come vanno trattate? Sono tante le cose che si nascondono dietro alla creazione di un cesto ed è proprio questo il patrimonio che vogliamo salvaguardare e trasmettere ai giovani. Piante e Animali Perduti è l’occasione giusta per farlo.

Intervista di Anna Orlandelli, foto Pederzini e Gruppo Cestaie e Cestai Italiani